Ora la fatica era scomparsa e rimaneva solo la bellezza.
Una domanda è come un coltello che squarcia la tela di un fondale dipinto per permetterci di dare un’occhiata a ciò che si nasconde dietro.
Il tempo umano non ruota in cerchio ma avanza veloce in linea retta. È per questo che l’uomo non può essere felice, perché la felicità è desiderio di ripetizione.
La tristezza era la forma e la felicità il contenuto.
Tomas allora non si rendeva conto che le metafore sono una cosa pericolosa. Con le metafore è meglio non scherzare. Da una sola metafora può nascere l’amore.
Le domande veramente serie sono solo quelle che possono essere formulate da un bambino. Sono domande per le quali non esiste risposta.
Lui l’aveva forse perseguitata? Aveva cercato di vendicarsi? No. Il suo non era un dramma della pesantezza, ma della leggerezza. Sulle spalle di sabina non era caduto un fardello, ma l’insostenibile leggerezza dell’essere.
Come riconoscere l’istante in cui la sofferenza sarebbe stata inutile? Come stabilire l’istante in cui vivere non sarebbe più valso la pena?
Si è innocenti solo per il fatto che non si sa?
La vertigine è la voce del vuoto sotto di noi che ci attira, che ci alletta, è il desiderio di cadere, dal quale ci difendiamo con paura.
Lotterò a lungo. Fino alla fine.
Grazie Kundera, per le parole.